La difficoltà di essere un talento

Nella maggior parte dei casi, nella mia esperienza professionale, i veri talenti non si riconoscono per nulla tali. Per non parlare dei “fuoriclasse” (su 100 il 5% dei talenti) che assolutamente non si percepiscono affatto capaci di produrre risultati eccellenti: per loro tutto è facile e normale, anzi, si domandano “ossessivamente” come mai gli altri siano così “incapaci” e li giudicano (perché appunto non vedono la loro straordinarietà!) e si arrabbiano di continuo.

Un punto focale è guidare talenti e fuoriclasse a “vedersi”.

Il riconoscimento è fondamentale avvenga gradualmente e dall’esterno con un professionista sensibile e capace: il processo di trasformazione richiede tempo, pazienza e fiducia.

Non è detto e scontato che i fuoriclasse riescano a riconoscersi e a spiccare il volo.

Come mai?

Riconoscere le proprie eccellenti abilità e riconoscersi nella propria unicità “attraverso l’altro”, porta in sé la presa di responsabilità di essere a servizio del bene comune e esserne pienamente consapevoli. Qualcuno può fare fatica a “reggere” importanti responsabilità: occorre tempo fertile di attesa.

Altro punto chiave per una decisiva svolta di accettazione rispetto alla propria straordinarietà è che, nella mia esperienza maturata sino ad oggi, chi comprende di “essere” fuoriclasse è bene faccia poi i conti con la realtà e cioè con il fisiologico rischio della solitudine rispetto al gap che esiste con colleghi, famiglia, amici, capi.

Qualcuno riesce a smarcarsi dalle paure della solitudine.

Riesce a divenire consapevole di avere la responsabilità di agire i propri talenti e metterli a servizio della comunità, altri invece possono fare più fatica a gestire le differenze e il senso di profonda solitudine cui si va incontro, e rimanere frustrati nel limbo dello status quo, ma in compagnia.

Il processo di assunzione di responsabilità e di rotonda consapevolezza di sé stessi in quanto fuoriclasse e metamorfosi non è per tutti uguale. Non esiste giusto o sbagliato nel “divenire altro” e va bene accogliere e accettare ciò che ciascuno sceglie liberamente di essere!

Penso a un caso in particolare di un fuoriclasse, in fase di metamorfosi, e in particolare al “dolore” emotivo e fisico profondo che sta vivendo nell’accettare la propria diversità per spiccare il volo verso un cambio di identità. Tale cambiamento è auspicabile affinché tutto il mondo possa beneficiare dei suoi talenti e delle incredibili capacità di impattare positivamente, concretamente e in maniera capillare, contaminando chiunque ne venga in contatto.

Attendo con fiducia che il bruco diventi farfalla e, a questa straordinaria persona, è dedicato questo mio scritto.*

Claudia Musicco

Senior Executive Coach & Consultant