Perchè i Leader fuoriclasse lamentano la normalità dei loro collaboratori? Riflessioni sui talenti

Cammino a passo sostenuto, non corro per nulla e mi sento “normale”. Se però Usain Bolt, noto atleta meglio conosciuto come “il fulmine giamaicano”, dovesse per una remota e improbabile ragione gareggiare con me, io continuerei felice e serena a camminare a passo svelto “ciò che so fare e mi riesce meglio”, e lui sarebbe frustrato, disarmato e si sentirebbe per nulla sfidato!

Spesso mi trovo ad affrontare questo tema di coaching con i clienti che lamentano “incessantemente” le incapacità di alcuni componenti di loro team a riporto. Le lamentele lievitano quando i clienti di coaching lavorano in realtà sempre più complesse, contesti internazionali e multiculturali che richiedono velocità di pensiero, significative competenze trasversali e enorme, lo ripeto, enorme senso di RESPONSABILITÀ, di IMPRENDITORIALITA’ e PRO-ATTIVITÀ sia da parte loro che, ovviamente, da parte dei gruppi di lavoro.

Ho utilizzato volutamente l’immagine di Bolt poiché indica la fisiologica distanza tra un corridore che va come una scheggia, e le persone “normali”.

Se i fuoriclasse si misurano con le risorse normali, che fanno del loro meglio per portare a termine il proprio lavoro utilizzando i propri di talenti, va da se che il paragone non regge e loro saranno sempre più frustrati, arrabbiati e  si sentiranno enormemente castrati dall’impossibilità di esprimere il proprio potenziale.

Accade infatti che un fuoriclasse ad alto/altissimo potenziale, se si ritrova la zavorra di team inadeguati, passa le ore a tamponare inefficienze e incompetenze del team invece che contribuire alla crescita aziendale apportando pensiero raffinato strategico, nuove idee e energie per un possibile migliorativo cambiamento, nuovi modelli di Business e passione travolgente e contaminante.

È bene tenere a mente che fuoriclasse e talenti vogliono una sola cosa: Fare la differenza lasciando la propria impronta. FULL STOP. Lo vogliamo un po’ tutti con l’unica differenza che di Usain Bolt ce n’è uno solo e il suo impatto sistemico è direttamente proporzionale a quanto riesce a trasferire, fare, essere.

Che fare?

Ai vari Usain BOLT in erba o maturi suggerisco:

A) di prendere consapevolezza che se sono a capo di una BU, di un’Azienda multinazionale di 3/5000 o più persone, se imprenditori abili di una PMI, oppure professionisti competenti e richiesti, può non essere casuale altrimenti ci sarebbe stato qualcun’altro al loro posto.

B) accettare le diversità di ciascuno di noi, sostenere le persone che compongono i team a loro riporto a evolvere, a migliorarsi e a essere proattivi: basta criticarli!

C) accettare sè stessi: avete questo dono e smettetela di paragonarvi con chi come me magari ama passeggiare, non sono una sportiva ma posso avere altri talenti. Valorizzate i talenti degli altri, delle vostre risorse, colleghi e, spesso anche dei vostri capi (oppure tagliate la corda se i capi non sono altrettanto bravi come voi)!

Ai CEO, agli imprenditori e agli HR Director delle Aziende:

A) Aiutate i vari Usain Bolt a imparare ad apprendere come gestire i componenti dei team: loro corrono e faticano a vedere la normalità delle risorse poiché nutrono dentro di sè il convincimento che siamo “tutti uguali”, e anche gli altri devono essere bravi e veloci come loro. FALSO.

Le risorse a riporto avranno altre competenze e vanno fatte emergere, valorizzate, canalizzate nel modo adeguato migliore per loro e per l’Azienda.

B) Individuate sin da subito talenti e fuoriclasse. I giovani talenti, se guidati e contenuti nella loro esuberanza e/o spavalderia, sono capaci di contaminare positivamente e far crescere più velocemente i propri riporti attraverso l’espressione efficace della loro leadership. Il risultato indiretto si riflette velocemente sul Business Aziendale e su molto, molto, molto altro.

C) Investite energie e abbiate pazienza con i talenti: i frutti si vedono col tempo.

D) I vari Usain Bolt non sono consapevoli di Chi sono.

E) I vari Usain Bolt non sono consapevoli di Chi sono.

F) I vari Usain Bolt non sono consapevoli di Chi sono.

G) G come “guida” : serve loro una guida per manifestar sè stessi nel mondo. Affidatevi esclusivamente a professionisti seri che possano renderli maggiormente consapevoli e accelerare le loro performance personali e professionali.

Ai componenti dei team:

A) Avete un capo bravo? Ottimo: cercate di fare tesoro rispetto a come si comporta, emulatelo e diventerete altrettanto bravi.

B) Avete un capo bravo che vi fa da tappo e vi impedisce di fare carriera? Ottimo: guardatevi intorno e cercate altre opportunità e, se siete altrettanto talentuosi, avrete modo di ricollocarvi in fretta. Diversamente gioca a sfavore lamentarsi da mattina a sera del capo. Se non ci siete voi al suo posto, e magari bramavate alla promozione e a quella posizione, digerite che una ragione c’è.

C) Un capo particolarmente talentuoso si aspetta supporto, spirito imprenditoriale e proattività. Siate proattivi e bussate alla sua porta sino allo sfiancamento. Mai e dico MAI, aspettare seduti di sapere cosa fare o non fare..soprattutto con l’Usain Bolt di turno che ha già corso i 100mt in pochissimi centesimi di secondo e voi vi state ancora domandando se è giusto o sbagliato telefonargli, mandargli una mail, chiedere “il permesso” di fare o meno chissà cosa, oppure se lo disturbate (!!?!!). AGITE in fretta e fornite soluzioni!

Ai lettori:

ognuno di noi hai i propri talenti da VALORIZZARE. Ricordiamoci di paragonarci a noi stessi e non a Usain Bolt che è unico. E’ importante essere consapevoli da dove siamo partiti e dove siamo arrivati oggi attraverso impegno, studio e lavoro. Occorre essere consapevoli della nostra personale crescita e valorizzarla.

A te che mi hai ispirata: che benedizione poterci confrontare costantemente…

Claudia Musicco

Senior Executive Coach & Consultant