Qualche tempo fa mi è capitato, per svariate ragioni irragionevoli, di imbattermi e conoscere tre persone simili tra loro, ovvero, totalmente (o quasi!) prive di fiducia in sé stesse.
Tali persone evidenziano comportamenti, seppure con tonalità differenti, assai simili:
- Sono sempre ansiose
- Si sentono sempre messe in discussione (sono loro che mettono in discussione sé stesse!) anche quando non vi è alcun intento da parte dell’interlocutore
- Giudicano severamente gli altri e sé stesse
- Hanno reazioni comportamentali del tutto spropositate rispetto ai “normali” eventi quotidiani
- Hanno reazioni comportamentali eccessive rispetto a “eccezionali” eventi sporadici
- Si ammalano spesso oppure soffrono di qualsiasi cosa ogni giorno: mal di testa, mal di stomaco, mal di schiena, mal di gola, mal di ginocchia, mal di collo, mal di spalla, psoriasi, herpes, e così via…
Le tre persone sono tutti professionisti socialmente riconosciuti e qualificati (Le osservazioni valgono anche per Manager, Imprenditori e figure apicali). Tutti con cotanto di Laurea, Master o MBA, oltre a una ventennale esperienza lavorativa che non giustifica per nulla al mondo la continua sfiducia che vivono come costante stato dell’ “essere”. Persone che avrebbero tutti i numeri, le qualità e le caratteristiche per approcciare la vita in modo sereno e sentirsi appagate e fiere di sé stesse.
Non è così.
Durante alcune interazioni, quanto ho sperimentato è che gli atteggiamenti di questi professionisti sono pericolosi verso coloro che hanno una personalità poco, o affatto strutturata, e senza alcuna difesa. Con tali persone vulnerabili possono facilmente colludere e spesso ho constatato che inconsciamente si cercano vicendevolmente.
Ci si compatisce l’un l’altro.
Si fa a gara a chi ha più malanni, problemi sul lavoro, problemi di danaro o di qualsiasi altro tipo.
Chi ha invece costruito una personalità maggiormente strutturata, è disturbato e irritato nell’interagire con persone che mostrano insicurezze e le nascondono con tratti di spregiudicata aggressività! Trova assai frustrante interagire con persone perennemente con una visione della vita negativa.
Senza scomodare Freud , desidero offrire il mio punto di vista dettato dagli anni di esperienza professionale di consulenza e di executive coaching nel mondo Corporate.
Il limite oggettivo di chi si mostra così poco sicuro di sé è l’incapacità di prendere in mano la propria vita, occuparsi di sé e imparare a coltivare la fiducia.
Visto che si parla di lavoratori professionisti autonomi, un rischio che noto elevatissimo è quello della perdita dei clienti oppure l’incapacità di procacciarne di nuovi. Il concetto, come dicevo, vale però anche per i Manager che lavorano in Azienda ai quali è chiesto di sviluppare capacità imprenditoriali (e quindi come se fossero battitori liberi!).
I clienti desiderano sentirsi ascoltati e supportati da professionisti non solo competenti, ma in grado di reggere il regolare e fisiologico stress, le ambiguità di ogni giorno e dell’essere umano e le complessità professionali e personali.
Il Manager o il professionista che non si fida di sé, a livello inconscio, trasferisce tale messaggio ai clienti: questo passaggio critico è l’inizio della sua fine professionale!
In alternativa chi si mostra insicuro può ( oppure cerca di) lavorare con quelle persone (anche Clienti) altrettanto insicure e sfiduciate di tutto e di tutti. Il rischio elevato è quello di colludere e passare le giornate sotto la nuvoletta di Fantozzi anche durante una splendida giornata di sole.
In casi come questi è bene affidarsi a un bravo psicoterapeuta per ciò che riguarda i traumi che hanno causato l’insicurezza cronica. Al contempo è possibile lavorare con un coach con l’intento di redigere un piano di sviluppo del potenziale per essere maggiormente efficaci nella vita e sul lavoro.
Aggiungo che, ovviamente, le persone con tratti caratteriali di insicurezza che nascondono mostrandosi aggressive, spigolose e sprezzanti, non sanno e negano di esserlo!
E’ molto probabile che se si fa loro notare la necessità di un supporto o di un sostegno emotivo, abbiano reazioni ancor più aggressive poiché prive di fiducia anche nella possibilità di un potenziale (e auspicabile ) cambiamento.
Il cambiamento passa per la volontarietà e per la responsabilità individuale. Solo chi vuole davvero cambiare i propri comportamenti dis-funzionali, con enormi sforzi, riesce a modificare alcuni tratti.
La fiducia in sé stessi è la chiave per:
- aprirsi a infinite opzioni possibili di sorprese in ogni ambito
- aprirsi a uno o più cambiamenti comportamentali
- scegliere la sicurezza (tagliando con il passato) e abbracciare il presente e il futuro
- essere solidi e confidenti dei propri pensieri e nelle proprie azioni
- essere capaci di affidarsi agli altri: presupposto fondante che passa per la fiducia personale ovvero “mi fido di te solo se mi fido di me”.
Questi sono solo alcuni esempi di come la fiducia in sé stessi e la capacità di affidarsi all’altro, possono trasformare le nostre vite e dare avvio a una vera e propria metamorfosi identitaria.